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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Scritto da Nith (del 23/03/2007 @ 09:28:01, in Salute, linkato 2031 volte)
 Anche stavolta non ho saputo resistere alla tentazione di tradurre (con l'aiuto di Gorny) questo articolo trovato su Adbusters magazineIl taglio è molto divulgativo con riferimenti scientifici. L'argomento invece è molto più naturalmente vicino a noi tutti. Si parla di amicizia e relazioni sociali, dal punto di vista delle neuroscienze. Ciò che mi colpisce di questo, ma anche di altri articoli del genere, è la capacità della scienza di analizzare dinamiche psicosociali ed individuali profonde e naturali e dargli una struttura organica, logica ed in qualche modo dimostrabile, scientifica appunto. Non a caso il ponte che unisce la neuroscienza alle scienze meditative, occidentali ed orientali, è ricercato da molti ed attraversato da alcuni. Personalmente trovo estremamente affascinanti i punti in comune di due discipline apparentemente così lontane. Le reazioni chimiche nel nostro corpo ci sono sempre state e così pure l'amicizia e così anche la più o meno consapevolezza in ognuno di noi di quanto siano importanti queste relazioni. Focalizzare tuttavia l'attenzione su come tutti questi aspetti siano legati tra loro attraverso qualcosa di intangibile e sul quale possiamo esercitare la nostra influenza, volontà, empatia può essere interessante. Ancor di più se determinate esperienze si ha modo di sperimentarle sulla propria pelle, come dire, da dentro. Una sorta di conferma scientifica che ciò di cui a volte sentiamo il bisogno corrisponde proprio ad una necessità chimico/fisica, psichica e spirituale profonda. Un po' come l'aver voglia di mangiare qualcosa che poi, senza neanche rendercene conto, è proprio ciò che serve al nostro organismo. Buona lettura! Raddoppia la gioia, dimezza il dolore: neuroscienza e amiciziaUna giovane donna, col viso pieno di lacrime, alza il telefono per chiamare la sua migliore amica. Ha appena perso il suo primo lavoro ben pagato ed è sopraffatta dal dolore e dai sensi di colpa. Come farà a ripagare tutti i suoi debiti? Che cosa diranno i suoi genitori quando lo sapranno? La donna si lascia prendere dal panico mentre spiega la situazione. La sua amica, ascoltando pazientemente dall’altra parte, le offre una risposta inaspettata: “Bene”. Il viso impressionato della donna si distende in una confusione più ampia “. . . Bene?” “Si. E’ stato un bene che ti hanno lasciato andare. So che lavoratore indefesso sei e qualunque capo che non se ne accorge, non ti merita” Ogni pensiero di suicidio svanisce immediatamente e viene sostituito da uno stimolo di rilievo. “Veramente?” “Seriamente. Questa compagnia probabilmente andrà male comunque. Andiamo a bere qualcosa per brindare. Le lacrime continuano a scendere giù per le guance, adesso però miste a risate. “Hai ragione – Mi sento tanto meglio adesso. Grazie” Probabilmente avete avuto una simile esperienza nella quale un amico o un familiare vi hanno aiutato a superare und situazione difficile. Si sa da molto tempo che l’amicizia può servire come polmone per le avversità della vita, ma solo recentemente abbiamo scoperto un meccanismo scientifico sul perché i nostri pensieri ed emozioni sono così fortemente condizionati dalla gente intorno a noi. Una classe di cellule del cervello, scoperto solo di recente, conosciuti come “neuroni a specchio” rivela la verità del vecchio proverbio che un amico fedele è la medicina della vita. Il neuro-scienziato Giacomo Rizolatti e i suoi colleghi dell’Università di Parma hanno scoperto i neuroni a specchio mentre studiavano l’attività del cervello delle scimmie macachi. Rizzolatti scoprì che una parte del cervello delle scimmie si accendeva quando osservava l’attività di un’altra scimmia: più che semplicemente rispondendo a degli stimoli, l’attività del cervello della scimmia iniziava a rispecchiare quella dell’altra scimmia, come se facesse quelle azioni egli stesso. Questa scoperta è stata come una raggio di sole nel buio della psiche umana che ha contribuito a far luce su enigmi come enfasi, imitazione ed esperienze divise. Questo spiegava anche perché le persone che sono circondate da amici sembrano vivere più a lungo e si riprendono più velocemente dalle avversità della vita da quelli che vivono isolati. “Lo stato emozionale delle nostre relazioni principali hanno un impatto significativo sulla nostra attività cardiovascolare e neuro-endocrina” dice John T. Cacioppo, direttore del Center for Cognitive Neuroscience. “La mia ostilità alza la vostra pressione del sangue, il vostro amore gentile abbassa la mia”. Quando la moglie di un paziente di cancro sorride al marito mentre gli tiene la mano, il suo cervello (di lui) capta le sue emozioni e rispecchia la sua calma e rassicurazione. Questa interazione abbassa la pressione sanguigna, rinforza il sistema immunitario e promuove la guarigione. Nel suo libro Vital Friends, Tom Rath menziona uno studio del Duke University Medical Center nel quale i pazienti che soffrono di disturbi cardiaci, che hanno vissuto socialmente isolati (quattro amici o meno), avevano il doppio delle possibiltà di morire in confronto ai pazienti con un forte network di amici e famiglia. Nessun altro fattore come stress, stato sociale, guadagno, gravità della malattia aveva tanta influenza sul tasso di mortalità quanto i rapporti sociali o la loro mancanza. Altri studi hanno scoperto che l'isolamento sociale causa altrettanti effetti negativi sulla salute quanto il fumare, la pressione alta, l'obesità e l'abuso di droghe. La scoperta capita in un momento cruciale. Rivaluta lìamicizia e con essa tutte le qualità umane non tangibili di gentilezza e simpatia, che tendono a essere sacrificati dal benessere materiale e dal successo nella carriera. Nell’edizione di luglio 2003 di Vogue, Katrina Heron, prima editore di Wired editor, dice di ridurre le sue relazioni personali a “investimento mondiale o “ spreco di tempo”. Se si considerano migliaia di dollari di spese sanitarie e le aspettative di vita, circondarsi di amici, è un investimento ad altissimo ritorno. La scienza mostra che l’amicizia è fondamentale per la vita. Più che il numero di nomi nella vostra rubrica, la reale misura dell’amicizia sta nella nostra capacità di sentire la gioia e il dolore di un altro come nostro. Il professore John Slatin del “The Leukemia Letters,” University of Texas scrive sul New York Times un articolo sui neuroni-specchio ed il loro effetto sulla salute umana. Le sue parole confermano il potere di guarire di una genuina amicizia che nessun farmaco o dieta possono replicare: “I neuroni-specchio lavorano in entrambe le direzioni. Io mando una post sulla difficoltà di aspettare, aspettare (le cure mediche, classiche), e entro qualche ora le voci ritornano: siamo qui con te, anche noi aspettiamo. Come è sorprendente, come è bello”. Jenny Uechi Tags: Tags: neuroscienza, amicizia, relazioni, neuroni, dolore, empatia, gioia, Pocoblog
Scritto da Nith (del 21/03/2007 @ 16:33:51, in Salute, linkato 3590 volte)

Ieri mattina, sfogliando i vari feed che la rete ci offre, mi sono imbattuto in questo articolo su abc news, una interessante rivista in in rete. L'articolo in questione tratta di sindromi da stress post traumatico, illustra alcune ricerche messe a punto per ridurre e addirittura cancellare dalla memoria i ricordi più nefasti attraverso l'uso di un farmaco. A me vengono i brividi solo a pensarci. Capisco che alcune persone passano attraverso esperienze aberranti ma bypassare la fase di rielaborazione del trauma, semplicemente prendendo una pillola, può davvero essere considerata una strada praticabile? Secondo me no ma leggiamo l'articolo che Gorny ha tradotto per PocoBLog. L'articolo originale è qui.
Gli Scienziati stanno sviluppando dei farmaci che potrebbero eliminare gli eventi traumatici dai nostri ricordi
Perché i ricordi dolorosi tornano a perseguitare soldati ed altri che hanno vissuto esperienze traumatiche? GliScienziati dicono che c’è molto da scoprire su come il cervello immagazzina e rilascia ricordi (abc news).
di RUSSELL GOLDMAN
20 marzo 2007 - “Lo prenderei in un secondo”, dice il sergente Michael Walcott, un veterano della guerra dell’Iraq, riferendosi ad un farmaco sperimentale con il potenziale di colpire ed eliminare ricordi traumatici. Walcott, che faceva servizio in un’unità di trasporto con base a Balad e che veniva regolarmente colpito da fuochi di mortaio, ora soffre di malattie di stress post-traumatico. Da quando è ritornato negli Stati Uniti due anni fa, egli ha preso grossi quantitativi di antidepressivi e ha frequentato una terapia di gruppo. Ora sta cercando di rimettere a posto la sua vita e di curarsi dalle cicatrici della guerra. “Ci sono dei momenti”, dice, “quando vuoi essere soltanto da solo e non vuoi frequentare nessuno che ti dice che sei cambiato”. Ci sono molte persone come Walcott. L’esercito stima che un soldato su otto che ritornano dalla guerra nell’Iraq, soffre di malattie da stress post-traumatico. I sintomi, un tempo conosciuti come shock della conchiglia, includono flashbacks, incubi notturni, sensazione di slegatezza, irritabilità, problemi di concentrazione e insonnia. Molto sul perché i ricordi traumatici ritornano a perseguitare i soldati e quelli che sono passati attraverso eventi traumatici, rimane sconosciuto. Gli scienziati dicono che il motivo è che si sa poco su come il cervello immagazzini e richiami i ricordi. Nei loro primi sforzi di capire il modo in cui la memoria di corto periodo diventa memoria di lungo periodo, gli scienziati hanno accertato che alcuni farmaci possono interrompere questo processo. Questi stessi farmaci, dicono gli scienziati, possono essere usati non solo nell’immediato post-evento traumatico, come un attacco di fuoco da mortaio, uno stupro o un incidente automobilistico ma anche molti anni più tardi quando una persona è perseguitato dai ricordi di un evento. La speranza è che un paziente che soffre di disturbi post-traumatici, possa collaborare con uno psichiatra e focalizzare l’evento traumatico, prendendo uno di questi farmaci e poi, pian piano dimenticare questo evento. Con questa speranza arrivano però anche una serie di problemi etici. Che cosa forma la nostra personalità, l’essenza di chi siamo come individuo, se non l’insieme delle nostre esperienze? “Questo è ancora tutto preliminare” dice il Dr. Roger Pitman, uno psichiatra della Harvard Medical School. “Siamo solo agli inizi. Ci sono dati promettenti, ma nessuna conclusione”. Una grande parte delle ricerche viene effettuata da Pitman su essere umani nel Massachusetts General Hospital e si concentra sull’alterazione della memoria nell’immediato periodo dopo uno specifico tipo di evento traumatico, incidenti automobilistici. Alle persone che arrivano nella stazione intensiva dell’ospedale viene prescritto il farmaco propranolol o un placebo. In origine, il propranolol era sviluppato per trattare la pressione alta, ma i suoi effetti sull’ormone dell’adrenalina lo rendeva conosciuto tra gli attori che cercavano di combattere la paura del palcoscenico. Gli scienziati lo stanno attualmente sperimentando nelle ricerche sulla memoria. "C’è un periodo di tempo in cui impari qualcosa prima di immagazzinarlo” spiega Pitman. "Questo si chiama consolidazione." Alcune ricerche hanno dimostrato che gli ormoni dello stress, particolarmente l’adrenalina, rendono questo processo più veloce e intensivo. "Per questo motivo ricordi meglio che cosa avevi fatto la mattina dell’ 11 settembre piuttosto che quella dell’11 agosto” dice. Alcuno scienziati credono che le malattie da stress post-traumatico sono il risultato di troppa adrenalina che entra nel cervello nel momento in cui la memoria di un evento traumatico viene consolidata o immagazzinata per la prima volta. Ma, “il vero argomento caldo”, dice Pitman, non é la consolidazione, ma la riconsolidazione, il processo nel quale un vecchio ricordo viene richiamato e la stessa “finestra di opportunità” di alterarlo con farmaci si apre per una seconda volta. Per portare i soldati o altri che hanno vissuto esperienze orrende (harrowing experiences), a ricordare le loro esperienze traumatiche attraverso terapie di conversazioni, la teoria funziona e la possibilità di catturare e eliminare questi ricordi, è concreta. La riconsolidazione rimane una teoria controversa secondo Pitman, ma Joseph LeDoux, uno psicologo del New York University's Center for Neural Science, dice che i suoi recenti esperimenti sui ratti evidenziano possibilità reali. LeDoux non sta cercando di creare un farmaco per curare essere umani. Per lui, il farmaco specifico non é importante. E’ importante capire il processo con il quale i ricordi sono trattenuti ed alterati. "L’ idea é che I ricordi sono vulnerabili. Possono essere migliorati o indeboliti. Il punto principale è che stiamo cercando di capire come funziona tutto questo, piuttosto che lavorare con un farmaco". Un uragano etico - "Il genio nella bottiglia"
Ma l’idea di rafforzare o indebolire la memoria delle persone, porta a molti dubbi di natura medico etica. Il Presidente del Consiglio di Bioetica ha condannato le ricerche sull’alterazione della memoria. Il National Institutes of Health, comunque, ha effettuato alcuni esperimenti che usano il propranolol per la cura delle malattie da stress post-traumatico, e Pitman dice che ha ottenuto la garanzia dall’esercito per iniziare ricerche similari con i veterani dell’Iraq. "Ci sono diverse grosse preoccupazioni” nel produrre questo tipo di farmaco, dice Felicia Cohn, un eticista della medicina all’ University of California nell’ Irvine's School of Medicine. "E’, l’atto di alterare le memorie, un’ intervento medico appropriato? Si chiede. Un’altra serie di domande è dedicata alle conseguenze. “Quali sono gli effetti dell’alterazione della memoria di una persona, senza che cambi il contesto nel quale essa vive. Possiamo cancellare nella memoria di una ragazza il ricordo di uno stupro ma le persone intorno a lei ancora sanno e possono inavvertitamente ricordarglielo”, dice Cohn. "Diventa una questione da genio nella bottiglia. Quando un farmaco divento disponibile per il pubblico, questo può essere usato in modo appropriato e non appropriato. La gente potrebbe andare dal medico per dimenticare che ama il cioccolato. E’ soltanto per le vittime di malattie da stress post-traumatico e stupri? Dov’è la linea di confine? Chi deciderà che cosa è sufficientemente orripillante?
Tags: trauma, propranolol, violenza, ricordo, farmaco, elaborazione, scienziati, medici, Pocoblog
Scritto da Oso (del 31/05/2006 @ 12:37:05, in Salute, linkato 1696 volte)

Il Dipartimento per la salute inglese sta coinvolgendo il popolo del web per una singolare iniziativa: scegliere le immagini da apporre sui pacchetti di sigarette come monito per i fumatori. Mentre qui in Italia è ormai da tempo obbligatorio stampare sui pacchetti gli avvisi di pericolo per la salute dei fumatori, come recepimento della Direttiva 2001/37/CE, in molti paesi si sta facendo di più stampando appunto immagini scioccanti che ritraggono tumori, lastre, operazioni… Seguendo questa linea il Dipartimento della salute inglese ha selezionato una quarantina di fotografie e le ha pubblicate su un sito dedicato (link) aperto a tutti per la scelta di quelle migliori, in grado, cioè, di trasmettere meglio il messaggio. Ne verranno selezionate 14. Per accedere alla visione ed alla votazione è necessario rispondere ad un questionario nel quale vengono richiesti i primi due caratteri del codice postale, naturalmente inglese (per Londra centro W1J 0TR). Essendo un fumatore questa iniziativa mi ha interessato ed ho partecipato votando le tre immagini riportate sopra. Non credo che però scoraggino tanto i fumatori come me, penso sia meglio agire sul prezzo delle sigarette, come appunto succede in Inghilterra dove un pacchetto di marlboro costa 6,70 euro. A proposito il record spetta alla Norvegia con 7 euro.
Tags: fumo, sigarette, smoking, antifumo, nicotina, campagna antifumo, spot, Pocoblog
Scritto da Oso (del 12/04/2006 @ 12:20:00, in Salute, linkato 9750 volte)
Caro panozzo con la mortazza,
La qualità dei cibi si paga,…è vero… ma si paga anche qualcos’altro che con la qualità non c’entra proprio nulla. Cibi e bevande d’elite, prodotti da piante o animali rari, di difficile produzione, da luoghi e caratteristiche peculiari, costano giustamente un patrimonio, ma la ricerca della qualità e della specialità non deve diventare una mania. Ne sanno qualcosa i giapponesi, maestri nella preparazione di pietanze a base di particolarissime parti di animali e di piante… provate a farvi i conti in tasca su di un menù di un ristorante giapponese… La ricerca della distinzione porta ad una continua definizione di “migliore” e di “speciale” ed ecco che, presso Selfridges a Londra, c’è gente che paga al cambio attuale 125 euro (!!!) un panino McDonald…!!! (link) In verità, si tratta di un panino molto speciale inventato dal cuoco Scott McDonald imbottito con carne Kobe della pregiatissima razza Wagyu. Questa razza di vacca è nativa del Giappone, Wagyu vorrebbe esattamente dire “vacca giapponese”, dove, a causa dell’isolamento ambientale, ha mantenuto le caratteristiche genetiche originarie. La carne Kobe è tenerissima e saporitissima, inoltre avrebbe numerosissime proprietà nutritive, anche se è molto grassa. La vacca Wagyu cresce molto lentamente ed in trenta mesi raramente supera i 500 Kg. Questo è un altro motivo che va ad aumentare il prezzo finale del prodotto. Proprio per gli altissimi guadagni che promette, la razza Wagyu è oggi allevata in moltissimi paesi: Australia, Canada, USA, Olanda,… Tutto quello che ruota attorno a questa carne dà guadagno: certificazione, commercio del seme dei tori, banche del dna ed appunto ristoranti e panini… Una carne da 100 euro al Kg!!! Occhio però! La vera carne Kobe è prodotta solamente in Giappone, dove addirittura, giusto per fare levitare il prezzo, massaggiano manualmente le vacche per rendere la carne più tenera. Addirittura ogni animale ha il proprio massaggiatore personale…
Tags: wagyu, kobe, selfridges, sandwich, Giappone, carne, Pocoblog
Scritto da Oso (del 22/03/2006 @ 13:31:31, in Salute, linkato 1694 volte)
E’ veramente incredibile constatare i limiti dell’informazione in Italia: ci hanno fatto venire le bolle a forza di parlare di influenza aviaria tanto da mandare sul lastrico Amadori e co., e siamo tuttora preoccupati da morire per il famigerato H5N1 tanto da dimenticare quel nemico che ci aveva fatto boicottare la carne rossa circa 10 anni fa! La BSE è viva e vegeta, 3 casi in USA, 4 in Canada, 23 in Giappone, 2 morti in Cile, 1 morto in Italia dove è stata aperta anche un’inchiesta della Procura, casi anche in Francia sulle pecore e primo caso anche in Svezia che era rimasta fuori dall’epidemia europea degli anni ’90. Tutto questo succede in questi giorni!
In Giappone vige il panico ed il governo ha bandito la carne USA, che, dopo la crisi in Europa era diventato l’unico fornitore. Attualmente, la carne inglese rimane comunque bandita in 84 paesi in tutto il mondo. La crisi BSE è un argomento strategico prioritario nella comunità europea. Ecco la roadmap pianificata dai paesi membri (link). … ma di tutto questo sui giornali e nelle televisioni italiane non se ne parla proprio… ecco un link USA e anche il focus di Yahoo news
Tags: bse, mucca pazza, aviaria, Pocoblog
Scritto da Oso (del 06/03/2006 @ 11:14:36, in Salute, linkato 1500 volte)
Continua la politica del “cosa mangiamo?”: il Senato ha definitivamente convertito in legge il decreto 10 gennaio 2006, n. 2, recante interventi urgenti per i settori dell’agricoltura, dell’agroindustria, della pesca, nonché in materia di fiscalità d’impresa, che riporta, tra le altre cose, un importante decisione che sarà visibile a tutti. L’articolo 4 viene integrato dai seguenti commi:
4-quater. Al fine di prevenire le frodi nel commercio dell’olio di oliva ed assicurare una migliore informazione ai consumatori, è fatto divieto ai pubblici esercizi di proporre al consumo, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, olio di oliva in contenitori non etichettati conformemente alla normativa vigente. 4-quinquies. In caso di violazione delle disposizioni di cui al comma 4-quater, si applica a carico degli esercenti la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 1.000 a euro 3.000.
In pratica, care vecchie oliere addio, se un ristoratore vi porta una boccetta anonima potrebbe essere addirittura multato di 1000 euro. Individuare una corretta etichettatura per gli oli di oliva, non è semplice. L’Ispettorato Centrale repressione Frodi, l’organismo ufficiale deputato ai controlli della qualità dei prodotti agroalimentari, pubblica sul suo sito una guida (link) che riporta i modelli corretti e dei modelli che riportano i più comuni errori o non conformità. Una ulteriore risorsa è disponibile presso Unioncamere Unione Italiana delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura (link). Opinione critica: al produttore di olio non cambia nulla, faceva olio prima come ora, al massimo dovrà rivedere il design ed i volumi dei contenitori per adattarli all’uso nei ristoranti, chiaraente questo causerà un aumento del costo finale del prodotto. Tutta la responsabilità ricade sull’esercente, il quale dovrà garantire la qualità dell’olio utilizzato, ed anche in questo caso si avrà sicuramente un aumento del costo dei prodotti contenenti “olio di oliva”. Al consumatore non cambia nulla, si doveva fidare prima e si deve fidare anche adesso. D’altra parte nessuno di noi va in giro con gascromatografi o spettrofotometri UV, strumenti utilizzati per la verifica delle specifiche indicate in etichetta. Quindi, una disposizione a tutela della qualità del prodotto tutta a carico delle tasche del consumatore, con gli esercenti liberi di riempire delle belle bottiglie etichettate… come diceva qualcuno: a mettece na scritta ce so’ bboni tutti…!
Tags: Senato, olio, leggi, etichettatura, Pocoblog
Scritto da Nith (del 23/02/2006 @ 13:54:06, in Salute, linkato 14681 volte)
Scritto da Oso (del 25/01/2006 @ 12:10:44, in Salute, linkato 1638 volte)
Scritto da Nith (del 17/10/2005 @ 18:41:15, in Salute, linkato 1425 volte)
Scritto da Nith (del 15/10/2005 @ 14:42:31, in Salute, linkato 1595 volte)
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