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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

..un bacio volante dalla moto ed eccomi qua..
vorrei chiamarti adesso, parlarti e non dirti nulla perchè non ho niente da dire a parole, sono solo stracolmo di te, appagato dagli sguardi dietro ai quali si cela l'invisibile pienezza della tua presenza, della tua essenza. Sembra un discorso etereo come le parole che lo compongono, sono solo lettere di rifugio, un rifugio dalla realtà, una protezione da ciò che è più forte di noi, più virtuoso di noi, più sereno di noi, più partecipe di noi, una chimica trasparente, goccie di un trasudo d'amore che traborda e tracima ogni pensiero razionale, che come la brina del mattino accarezza i fili d'erba e sublimando li lascia pieni di vita...
Carminio Scuro
Tags: Carminio Scuro, amore, erba, brina, vita, poesie, Pocoblog
 La felicità è a un passo
se non ci dormi dentro
e trovi il giusto equilibrio;
Come l’anello di Gollum
la felicità c’insegna
a gestire il potere,
ancor prima che conferito
segreto ed anelato;
L’immagine del giusto
è più forte del giusto
e il giusto è più forte
di chi immaginazione non ha,
quella che prima devi uccidere
per trovare te stesso
e rimetterti in campo
con armi nuove
mai viste
che danno potere
potere giusto
potere su te stesso
potere e serenità
palce, calma,
come un mare che
fluttua onde meravigliose
ognuna irrepetibile
come le nuvole
come la vita
come te
(Carminio Scuro)
Tags: Carminio Scuro, poesia, come te, amore, evoluzione, Pocoblog
il link per la traduzione è in fondo alla poesia
Llénate de mí. Ansíame, agótame, viérteme, sacrifícame. Pídeme. Recógeme, contiéneme, ocúltame. Quiero ser de alguien, quiero ser tuyo, es tu hora, Soy el que pasó saltando sobre las cosas, el fugante, el doliente.
Pero siento tu hora, la hora de que mi vida gotee sobre tu alma, la hora de las ternuras que no derramé nunca, la hora de los silencios que no tienen palabras, tu hora, alba de sangre que me nutrió de angustias, tu hora, medianoche que me fue solitaria.
Libértame de mí. Quiero salir de mi alma. Yo soy esto que gime, esto que arde, esto que sufre. Yo soy esto que ataca, esto que aúlla, esto que canta. No, no quiero ser esto. Ayúdame a romper estas puertas inmensas. Con tus hombros de seda desentierra estas anclas. Así crucificaron mi dolor una tarde.
Quiero no tener límites y alzarme hacia aquel astro. Mi corazón no debe callar hoy o mañana. Debe participar de lo que toca, debe ser de metales, de raíces, de alas. No puedo ser la piedra que se alza y que no vuelve, no puedo ser la sombra que se deshace y pasa.
No, no puede ser, no puede ser, no puede ser. Entonces gritaría, lloraría, gemiría.
No puede ser, no puede ser. Quién iba a romper esta vibración de mis alas? Quién iba a exterminarme? Qué designio, qué? palabra? No puede ser, no puede ser, no puede ser. Libértame de mí. Quiero salir de mi alma.
Porque tú eres mi ruta. Te forjé en lucha viva. De mi pelea oscura contra mí mismo, fuiste. Tienes de mí ese sello de avidéz no saciada. Desde que yo los miro tus ojos son más tristes. Vamos juntos. Rompamos este camino juntos. Ser? la ruta tuya. Pasa. Déjame irme. Ansíame, agótame, viérteme, sacrificarme. Haz tambalear los cercos de mis últimos límites.
Y que yo pueda, al fin, correr en fuga loca, inundando las tierras como un río terrible, desatando estos nudos, ah Dios mío, estos nudos, destrozando, quemando, arrasando como una lava loca lo que existe, correr fuera de mi mismo, perdidamente, libre de mí, Curiosamente libre. ¡Irme, Dios mío, irme!
traduzione
Tags: Pablo Neruda, poesie, rotta, forgiare, liberazione, amore, Pocoblog
Mémoire Le temps érode les images, les souvenirs Avec lesquels nous ne pensions pas pouvoir vivre; Il ne nous en laisse qu'une amertume triste; Et quelques points sensibles, à ne pas toucher. On regretted parfois de ne plus en souffrir, Tellement ils méritaient que l'on s'en souvienne. C'est la vie qui s'en va de nous, c'est une absence Qui nous lasse plus seul, sans peine, sans amour. |
Memoria Il tempo corrode le immagini, i ricordi Senza i quali noi pensiamo di non poter vivere Esso non ci lascia che un'amarezza triste E qualche punto sensibile, da non toccare Ci dispiace, talvolta, d'aver smesso di soffrirne Talmente meritavano di esser ricordati E' la vita che se ne va da noi, è un'assenza Che ci lascia più soli, senza pena, senza amore. |
Desiderium
Le désir se nourrit d'absence, de regrets, De la violence des rencontres difficiles Du souvenirs moins pur que la réalité, Et, toujours, de la peur d'avoir perdu l'amour.
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Desiderio
Il desiderio si nutre di assenze, di rimpianti,
Della violenza degli incontri difficili Dei ricordi piuttosto che della realtà E, sempre, della paura d'avere perduto l'amore.
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Le départ des amis
Il est dans mon destin de choisir mes amis Parmi ceux-là qui passent, Et de me trouver seul aux heures où la vie Blesse mon ame lasse.
L'attirance des ports apelle les naufrages Sur mon jeune horizon; Comme ils sont nobles, fiers et beaux les chers visages Des amies qui s'en vont!!
Je dis avec orgueil vos noms dans mon silence Et vous m'apparaissez Oh! Vous tous,qui, parties avec mon enfance, Etres dans mon passé.
Mes amis, mes amis! Vers l'inquiétante Afrique Bientot je partirai Fasse l'amer souci que mon sort nostalgique Vous retrouve à jamias.
Car ce soir la pensée intense qui me brule Au coeur de tant d'amour, Me raméne vers vous comme le crepuscule Triste, achève le jour. |
La partenza degli amici
Fa parte del mio destino scegliere gli amici Fra coloro che passano, e ritrovarmi solo nelle ore in cui la vita Ferisce la mia anima stanca.
L'attrazione dei porti chiama i naufraghi Sul mio giovane orizzonte Come sono nobili, fieri e belli i cari visi Degli amici che se ne vanno!
Ripeto con orgoglio i vostri nomi Immerso nel silenzio E voi mi apparite Oh! Voi tutti che siete svaniti con la mia infanzia Esseri del mio passato.
Amici, amici! Verso l'inquietante Africa presto partirò Possa io ritrovarvi sempre facendo fronte all'amaro dolore Del mio destino nostalgico
Poiché stasera il pensiero intenso che mi brucia nel cuore di tanto amore Mi conduce verso di voi come il crepuscolo Triste, conclude il giorno. |
Tratto da: Louis Brauquier - Il Poeta del mondo meticcio di Marsiglia, di Francesca Mazzucato(scarica gratuitamente il libro in formato elettronico) Tags: Louis Brauquier, poesie, Pocoblog
Quando avevi la mia età avevo cinque anni. Mi portaste in Africa, il primo viaggio lungo. Mi trattavi già da adulto e m'hai insegnato, in una piscina e poi al mare, a tuffarmi..che conquista. Eri allegro e solare. Ottimista sempre, anche nei momenti peggiori. Me li hai fatti vivere consapevolmente ma con dignità, serenità e coraggio.. Portavi ovunque sempre allegria, ti piaceva parlare e ascoltare e partecipavi sempre con gioia a tutto, quando si stava insieme agli altri, in famiglia o con gli amici. M'hai insegnato cosa significa amare, amare veramente, senza distinzioni e mai a parole ma con l'esempio, nel quotidiano, giorno per giorno.. e così facendo m'hai anche insegnato ad essere padre, in qualche modo.. Quando abitavamo a Roma, di sera in cucina sulle tue ginocchia, mi leggevi le storie della bibbia. Avevo appena iniziato le elementari e hai cominciato a parlarmi in inglese, le prime parole. Mi portavi con te, in mezzo ai boschi e una volta m'hai anche fatto sparare...che dolore il rinculo del fucile sulla spalla e tu e Carlo che ridevate. M'hai dato fiducia, avevo appena 11 anni e mi facevi attraversare la periferia e la città per finire la scuola dove l'avevo iniziata, che orgoglio.. Quando andavamo in giro mi insegnavi ad osservare, ad apprezzare ciò che c'è intorno, avevi una storia sempre per ogni cosa e conoscevi ogni singola fontanella di Roma. Portavi me e i miei compagni, cui piacevi tanto, in giro per la città a spiegarci monumenti come ai turisti. M'hai messo le rotelle alla bici...e un bel giorno me le hai anche tolte, quanti pianti, ma non me le hai rimesse, solo una, per mezz'ora, poi l'hai ritolta subito... ed ho imparato ad andare in bicicletta quel giorno Mi portavi sulla tua bicicletta, una bottecchia verde bottiglia, su un minisellino montato sulla canna, che paura, ma me l'hai fatta passare e quanto ci piaceva passare sul ponte di ferro, dove la bici vibrava e noi ridevamo. E quando andavamo allo zoo, col tram. Ci mettevamo al centro, dove c'è la piattaforma che gira..e gira.. e gira. La scuola era più scuola a casa che a scuola, sapevi sempre tutto però dicevi che non potevi vincere ai quiz perchè eri diventato lento coi riflessi... M'hai insegnato che quando viene da dire "non ce la faccio più", si può ancora fare quello sforzo per altre dieci volte, è stato uno dei consigli tuoi più preziosi e che nella vita m'è servito di più. Sono infinite le cose che m'hai tramandato, a volte velate, a volte svelate, che ho capito crescendo e che ancora oggi mi giungono.. come la luce delle stelle. Buon compleanno vecchio mio! Tags: compleanno, padre, aprile, dedica, nascita, morte, Pocoblog
 Voglio che tu sappia una cosa. Tu sai com'è questa cosa: se guardo la luna di Cristallo, il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra, se tocco vicino al fuoco l'impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna tutto mi conduce a te, come se ciò che esiste, aromi, luce, metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m'attendono. Orbene, se a poco a poco cessi d'amarmi cesserò d’amarti a poco a poco. Se d'improvviso mi dimentichi. non cercarmi, chè già ti avrò dimenticata. Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e ti decidi a lasciarmi sulla riva del cuore in cui ho le radici, pensa che in quel giorno, in quell’ora leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra. Ma Se ogni giorno, ogni sera senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi ahi, amore mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne né dimentica il mio amore si nutre del tuo amore, amata, e finché tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscire dalle mie.
Se tu mi dimenticassi (Pablo Neruda)
San Valentino, la festa degli innamorati e i proverbi di carnevale Nel tardo Medioevo, quando il 14 febbraio corrispondeva in realtà alla fine del mese a causa,del calendario giuliano che anticipava rispetto all' anno solare, nacquero alcuni proverbi annunciare l'ormai vicina primavera. In questo periodo, la temperatura si è un poco intiepidita, gli uccellini cominciano a cantare sugli alberi e ad accoppiarsi sicché si diceva che «Per San Valentin la lodola fa il nido» e «Per San Valentino la primavera sta vicino». E siccome già fioriscono le siepi nei luoghi più riparati dalla tramontana, si coniò anche il proverbio: «Per San Valentino fiorisce lo spino». San Valentino fu un vescovo di Temi, martire a Roma nel 273 durante la persecuzione di Aureliano e sepolto nella sua città, in una basilica che ancora oggi è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Il suo culto si diffuse durante il Medioevo in Europa, fino in Inghilterra, grazie ai benedettini che officiavano anche la sua basilica. E fu proprio in Francia e in Inghilterra che, grazie a una coincidenza calendariale, sorse il suo patronato sui fidanzati e gli innamorati, sebbene Valentino non li avesse in alcun modo favoriti o protetti. Poiché, verso il 14 febbraio, gli uccellini cominciavano ad accoppiarsi, nacque il proverbio «A San Valentino ogni valentino sceglie la sua valentina» e insieme con il proverbio la festa dei fidanzati che in Inghilterra, fin dal secolo XV, iniziarono a scambiarsi bigliettini teneramente scherzosi. Siamo nel cuore del Carnevale che, cominciato secondò le zone o il 6 gennaio, all'Epifania, o il 17 gennaio, alla festa di Sant'Antonio abate, dura fino alla mezzanotte del martedì grasso nel rito romano e alla mezzanotte del sabato successivo in quello ambrosiano. Una volta per i contadini era un periodo in cui si poteva prevedere il tempo futuro. Si diceva: «Carnevale al sole; Pasqua al fuoco, Carnevale al fuoco, Pasqua al sole», dove il fuoco indicava il caminetto e in senso traslato il brutto tempo. Una previsione che si basava sull' esperienza perché sappiamo bene che, se l'inverno è asciutto e sereno, probabilmente nel periodo pasquale pioverà a dirotto o viceversa. Un altro proverbio invita a scambiarsi visite e inviti: «Carnevale in casa d'altri e Natale in casa tua». Chi invece non nuota in buone acque e non ha né tempo né voglia di ridere bofonchierà: «In Carnevale il povero a zappare». Ma vi è anche chi saggiamente non si lascia amareggiare dalle ristrettezze ed esclama: «Per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto». È un proverbio toscano dove Berlingaccio, che deriva dal tedesco antico bretling, tavola, è sinonimo di giovedì grasso, ma anche per estensione di persona grassa, allegra, bene in carne. Carnevale è poi tempo di follie, scherzi e qeffe che si devono accettare di buon grado, come afferma il proverbio: «Di Carnevale ogni scherzo vale». Sull' origine"e sul significato della parola numerose e çontrastanti sono le ipotesi. Secondo l'interpretazione più corrente deriverebbe 'dal latino ri1'édievale carni levamen, che significa «sollievo per la carne» e_dunque libertà temporanea concessa agli istinti più elementari. Vi è anche,chi ha un'altra teoria"che derivi da carnes levare, cioè«togliere le carni», o da carni vale!; «carne addio!», perché una volta in questo periodo si esaurivano in orge gastronomiche le ultime scorte di carni prima della primavera. Forse la prima ipotesi è la più esauriente poiché nell'immaginario medievale cristiano era la «carnalità» a trionfare prima della Quaresima,"periodo di purificazione e penitenza come preparazione alla Pasqua. Tuttavia il Carnevale è la reinterpretazione cristiana di una festa di passaggio da un anno all'altro, che si ritrova in varie tradizioni orientali e occidentali, dai Saturnalia romani alle bacchiche Antesterie greche sino alle feste che precedevano l'equinozio primaverile a Babilonia.
Alfredo Cattabiani Tags: neruda, cattabiani, san valentino, amore, amare, carnevale, Pocoblog

Se riesci a mantenere la calma quando tutti attorno a te la stanno perdendo e danno la colpa a te; Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, tenendo però nel giusto conto i loro dubbi; Se sai aspettare senza stancarti di aspettare, o essendo calunniato non rispondere con calunnie, o essendo odiato non dare spazio all'odio senza tuttavia sembrare troppo buono, nè parlare troppo da saggio; Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni; Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine; Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta e trattare questi due impostori proprio allo stesso modo; Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto, distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui; o guardare le cose, per le quali hai dato la vita, distrutte e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori; Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie e rischiarla in un solo colpo a testa o croce e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso; Se sai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più e così a resistere quando in te non c'è più nulla tranne la volontà che dice loro: "Resistete!" Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale; Se non possono ferirti né i nemici, né gli amici affettuosi; Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo; Se riesci a riempire l'inesorabile minuto dando valore ad ogni istante che passa, tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa, e - quello che più conta - tu sarai un uomo, figlio mio
Rudyard Kipling (wiki)
Tags: Se, If, Rudyard Kipling, volontà, uomo, Pocoblog
Quando ero bambino amavo una ragazza della mia età che era un po' strabica. L'impressione che si formava attraverso la vista nel mio cervello, quando guardavo i suoi occhi smarriti, si collegava a tal punto alla mia passione amorosa che ancora molto tempo dopo, vedendo le persone strabiche, mi sentivo più incline ad amarle, per il solo fatto che avevano questo difetto, anche se ne ignoravo il vero motivo. Dopo che ci ho riflettuto sopra e ho scoperto trattarsi di un difetto, non ne sono rimasto più influenzato.
Cartesio
Tags: percezione, impressione, riflessione, cartesio, difetto, Pocoblog
"Le radici del cielo sono nel silenzio profondo e costante. Le radici del cielo sono fatte di un grande vuoto, poichè nel vuoto c'è energia, incalcolabile, vasta e profonda."
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