Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Uzumè che danza prende ispirazione da una storia narrata nell'antico testo giapponese Kojìki (Raccolta di antichi eventi)
La dea del sole.
Amaterasu, offesa dal fratello, si rinchiuse nella caverna rocciosa e le divinità del cielo, preoccupate per il buio improvviso, affidarono a Uzumè, la danzatrice sacra, il compito di riportare il sole sulla terra. La danza di
Uzumè suscitò l'ilarità delle
divinità e la curiosità di
Amaterasu, che dischiuse la porta della caverna e i suoi raggi tornarono ad illuminare il cielo.
La danza ristabilisce l'equilibrio cosmico e consente di percepire le energie dell'universo; accompagnata dal canto e dalla musica è uno strumento rituale e cerimoniale capace di disperdere le illusioni nell'eterna lotta contro l'oscurità.
Uzumè che danza è un omaggio all'energia femminile e alla simbologia solare delle diverse culture; dal Medio all'Estremo Oriente, dall'Africa all'Australia
uno spettacolo di
Maria Grazia Sarandrea
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Assistente alla coreografiaBasia Wajs
MusicaBarbara Eramo, Laura Inserra
CostumiEnrica Barbano
InterpretiAnnalisa Borella, Giovanna Caputi, Cristina Pensiero, Maria Grazia Sarandrea, Basia Wajs
Venerdì 30 marzo alle ore 2100 presso il teatro Italia in via Bari 81 a Roma
Tags: uzume, danza, teatro, tribal jazz, kojiki, amaterasu, donna, sole, Pocoblog

Nel periodo invernale, che volge quasi alla fine, ci si rifugia volentieri in un cinema. Per scampare ad un acquazzone improvviso oppure perchè il film ci ha in qualche modo "stuzzicato". Sabato mattina mi sono andato a vedere "La vita segreta delle parole".
Vedo volentieri dei bei film e sono appassionato di cinema d'autore, di film di qualità, a prescindere se siano leggeri o più impegnativi. Bè, non esagero se dico che La vita segreta delle parole, un film della regista Isabel Coixet, è veramente bello, ricco ed estremamente emozionante. La trama potete leggerla qui.
Il titolo del film da anche il nome ad una bellissima iniziativa del Comune di Roma per i dieci anni di Biblioteche di Roma. Si tratta di una serie di appuntamenti, che vanno dal 20 febbraio fino al 25 maggio, in cui si vuole dare, attraverso la visione del film e non solo, al silenzio la valenza di "una culla", come riportato nell'opuscolo dedicato, e non di "un luogo di arresto", del lungo viaggio della parola. Le tappe fondamentali sulle quali si articola questo sentiero sono appunto silenzio, bene, empatia, dolore, allegria.
Personalmente, in generale, non amo rivedere i film, invece questo si, è assolutamente da rivedere, da ripercorrere. Forse perchè inserito nel contesto di cui sopra, forse perchè sa emozionare e commuovere profondamente (parlo anche per gli altri spettatori della sala), forse perchè questo film è la rappresentazione di una capacità intrinseca dell'amore di rovesciare dei piani riportando l'armonia ed il fluire li dove le esperienze ed i relativi condizionamenti più forti hanno lasciato dei segni. Attraverso un processo ed una esperienza emozionale, affettiva e cognitiva reciproca che appunto ha la forza del mutamento. Buona visione!
"Ci auguriamo che questi nomi siano in grado di mettere in luce altri temi cruciali: passività, trauma …o ancora
luce, giustizia, verità, ascolto" tratto dalla presentazione ufficiale del progetto.
Il programma completo della manifestazione.
Tags: silenzio, bene, empatia, dolore, allegria, Isabel Coixet, vita, parole, Pocoblog

Voglio che tu sappia
una cosa.
Tu
sai com'è questa cosa:
se guardo
la luna di Cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.
Orbene,
se a poco a poco cessi d'amarmi
cesserò d’amarti a poco a poco.
Se d'improvviso mi dimentichi.
non cercarmi,
chè già ti avrò dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell’ora
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.
Ma
Se ogni giorno,
ogni sera
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile
se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi
ahi, amore mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne né dimentica
il mio amore si nutre del tuo
amore, amata,
e finché tu vivrai starà
tra le tue braccia
senza uscire dalle mie.
Se tu mi dimenticassi (Pablo Neruda)
San Valentino, la festa degli innamorati e i proverbi di carnevale Nel tardo Medioevo, quando il 14 febbraio corrispondeva in realtà alla fine del mese a causa,del calendario giuliano che anticipava rispetto all' anno solare, nacquero alcuni proverbi annunciare l'ormai vicina primavera. In questo periodo, la temperatura si è un poco intiepidita, gli uccellini cominciano a cantare sugli alberi e ad accoppiarsi sicché si diceva che «Per San Valentin la lodola fa il nido» e «Per San Valentino la primavera sta vicino». E siccome già fioriscono le siepi nei luoghi più riparati dalla tramontana, si coniò anche il proverbio: «Per San Valentino fiorisce lo spino».
San Valentino fu un vescovo di Temi, martire a Roma nel 273 durante la persecuzione di Aureliano e sepolto nella sua città, in una basilica che ancora oggi è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Il suo culto si diffuse durante il Medioevo in Europa, fino in Inghilterra, grazie ai benedettini che officiavano anche la sua basilica. E fu proprio in Francia e in Inghilterra che, grazie a una coincidenza calendariale, sorse il suo patronato sui fidanzati e gli innamorati, sebbene Valentino non li avesse in alcun modo favoriti o protetti. Poiché, verso il 14 febbraio, gli uccellini cominciavano ad accoppiarsi, nacque il proverbio «A San Valentino ogni valentino sceglie la sua valentina» e insieme con il proverbio la festa dei fidanzati che in Inghilterra, fin dal secolo XV, iniziarono a scambiarsi bigliettini teneramente scherzosi.
Siamo nel cuore del Carnevale che, cominciato secondò le zone o il 6 gennaio, all'Epifania, o il 17 gennaio, alla festa di Sant'Antonio abate, dura fino alla mezzanotte del martedì grasso nel rito romano e alla mezzanotte del sabato successivo in quello ambrosiano. Una volta per i contadini era un periodo in cui si poteva prevedere il tempo futuro. Si diceva: «Carnevale al sole; Pasqua al fuoco, Carnevale al fuoco, Pasqua al sole», dove il fuoco indicava il caminetto e in senso traslato il brutto tempo. Una previsione che si basava sull' esperienza perché sappiamo bene che, se l'inverno è asciutto e sereno, probabilmente nel periodo pasquale pioverà a dirotto o viceversa.
Un altro proverbio invita a scambiarsi visite e inviti: «Carnevale in casa d'altri e Natale in casa tua». Chi invece non nuota in buone acque e non ha né tempo né voglia di ridere bofonchierà: «In Carnevale il povero a zappare». Ma vi è anche chi saggiamente non si lascia amareggiare dalle ristrettezze ed esclama: «Per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto». È un proverbio toscano dove Berlingaccio, che deriva dal tedesco antico
bretling, tavola, è sinonimo di giovedì grasso, ma anche per estensione di persona grassa, allegra, bene in carne. Carnevale è poi tempo di follie, scherzi e qeffe che si devono accettare di buon grado, come afferma il proverbio: «Di Carnevale ogni scherzo vale».
Sull' origine"e sul significato della parola numerose e çontrastanti sono le ipotesi. Secondo l'interpretazione più corrente deriverebbe 'dal latino ri1'édievale
carni levamen, che significa «sollievo per la carne» e_dunque libertà temporanea concessa agli istinti più elementari. Vi è anche,chi ha un'altra teoria"che derivi da
carnes levare, cioè«togliere le carni», o da
carni vale!; «carne addio!», perché una volta in questo periodo si esaurivano in orge gastronomiche le ultime scorte di carni prima della primavera.
Forse la prima ipotesi è la più esauriente poiché nell'immaginario medievale cristiano era la «carnalità» a trionfare prima della Quaresima,"periodo di purificazione e penitenza come preparazione alla Pasqua. Tuttavia il Carnevale è la reinterpretazione cristiana di una festa di passaggio da un anno all'altro, che si ritrova in varie tradizioni orientali e occidentali, dai
Saturnalia romani alle bacchiche Antesterie greche sino alle feste che precedevano l'equinozio primaverile a Babilonia.
Alfredo Cattabiani
Tags: neruda, cattabiani, san valentino, amore, amare, carnevale, Pocoblog