
Voglio che tu sappia
una cosa.
Tu
sai com'è questa cosa:
se guardo
la luna di Cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.
Orbene,
se a poco a poco cessi d'amarmi
cesserò d’amarti a poco a poco.
Se d'improvviso mi dimentichi.
non cercarmi,
chè già ti avrò dimenticata.
Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell’ora
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.
Ma
Se ogni giorno,
ogni sera
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile
se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi
ahi, amore mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne né dimentica
il mio amore si nutre del tuo
amore, amata,
e finché tu vivrai starà
tra le tue braccia
senza uscire dalle mie.
Se tu mi dimenticassi (Pablo Neruda)
San Valentino, la festa degli innamorati e i proverbi di carnevale Nel tardo Medioevo, quando il 14 febbraio corrispondeva in realtà alla fine del mese a causa,del calendario giuliano che anticipava rispetto all' anno solare, nacquero alcuni proverbi annunciare l'ormai vicina primavera. In questo periodo, la temperatura si è un poco intiepidita, gli uccellini cominciano a cantare sugli alberi e ad accoppiarsi sicché si diceva che «Per San Valentin la lodola fa il nido» e «Per San Valentino la primavera sta vicino». E siccome già fioriscono le siepi nei luoghi più riparati dalla tramontana, si coniò anche il proverbio: «Per San Valentino fiorisce lo spino».
San Valentino fu un vescovo di Temi, martire a Roma nel 273 durante la persecuzione di Aureliano e sepolto nella sua città, in una basilica che ancora oggi è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Il suo culto si diffuse durante il Medioevo in Europa, fino in Inghilterra, grazie ai benedettini che officiavano anche la sua basilica. E fu proprio in Francia e in Inghilterra che, grazie a una coincidenza calendariale, sorse il suo patronato sui fidanzati e gli innamorati, sebbene Valentino non li avesse in alcun modo favoriti o protetti. Poiché, verso il 14 febbraio, gli uccellini cominciavano ad accoppiarsi, nacque il proverbio «A San Valentino ogni valentino sceglie la sua valentina» e insieme con il proverbio la festa dei fidanzati che in Inghilterra, fin dal secolo XV, iniziarono a scambiarsi bigliettini teneramente scherzosi.
Siamo nel cuore del Carnevale che, cominciato secondò le zone o il 6 gennaio, all'Epifania, o il 17 gennaio, alla festa di Sant'Antonio abate, dura fino alla mezzanotte del martedì grasso nel rito romano e alla mezzanotte del sabato successivo in quello ambrosiano. Una volta per i contadini era un periodo in cui si poteva prevedere il tempo futuro. Si diceva: «Carnevale al sole; Pasqua al fuoco, Carnevale al fuoco, Pasqua al sole», dove il fuoco indicava il caminetto e in senso traslato il brutto tempo. Una previsione che si basava sull' esperienza perché sappiamo bene che, se l'inverno è asciutto e sereno, probabilmente nel periodo pasquale pioverà a dirotto o viceversa.
Un altro proverbio invita a scambiarsi visite e inviti: «Carnevale in casa d'altri e Natale in casa tua». Chi invece non nuota in buone acque e non ha né tempo né voglia di ridere bofonchierà: «In Carnevale il povero a zappare». Ma vi è anche chi saggiamente non si lascia amareggiare dalle ristrettezze ed esclama: «Per Berlingaccio chi non ha ciccia ammazza il gatto». È un proverbio toscano dove Berlingaccio, che deriva dal tedesco antico
bretling, tavola, è sinonimo di giovedì grasso, ma anche per estensione di persona grassa, allegra, bene in carne. Carnevale è poi tempo di follie, scherzi e qeffe che si devono accettare di buon grado, come afferma il proverbio: «Di Carnevale ogni scherzo vale».
Sull' origine"e sul significato della parola numerose e çontrastanti sono le ipotesi. Secondo l'interpretazione più corrente deriverebbe 'dal latino ri1'édievale
carni levamen, che significa «sollievo per la carne» e_dunque libertà temporanea concessa agli istinti più elementari. Vi è anche,chi ha un'altra teoria"che derivi da
carnes levare, cioè«togliere le carni», o da
carni vale!; «carne addio!», perché una volta in questo periodo si esaurivano in orge gastronomiche le ultime scorte di carni prima della primavera.
Forse la prima ipotesi è la più esauriente poiché nell'immaginario medievale cristiano era la «carnalità» a trionfare prima della Quaresima,"periodo di purificazione e penitenza come preparazione alla Pasqua. Tuttavia il Carnevale è la reinterpretazione cristiana di una festa di passaggio da un anno all'altro, che si ritrova in varie tradizioni orientali e occidentali, dai
Saturnalia romani alle bacchiche Antesterie greche sino alle feste che precedevano l'equinozio primaverile a Babilonia.
Alfredo Cattabiani
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